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      Sandokan lasciò che si avvicinasse sino a mille passi, poi alzando la scimitarra tuonò:
      — Ai vostri pezzi, tigrotti! Non vi trattengo più: spazzatemi il mare da questi prepotenti. Fuoco!...
      Al comando della Tigre i ridotti, i bastioni, i terrapieni avvamparono su tutta la linea, formando una sola detonazione capace di essere udita fino alle Romades. Sembrò che l'intero villaggio saltasse in aria e la terra fremette fino al mare. Nubi densissime di fumo avvolsero le batterie, ingigantendo sotto nuovi colpi che si succedevano furiosamente distendendosi a destra e a sinistra, dove tiravano le spingarde.
      La squadra, quantunque assai maltrattata da quella formidabile scarica, non stette molto a rispondere.
      Gli incrociatori, le corvette, le cannoniere e i prahos si coprirono di fumo tempestando le opere di difesa con palle e granate, mentre un gran numero di abili bersaglieri apriva un vivo fuoco di moschetteria, che se riusciva inefficace contro i bastioni, molestava e non poco gli artiglieri di Mompracem. Non si perdeva colpo né da una parte né dall'altra, si gareggiava di celerità e di precisione, risoluti di esterminarsi da lontano prima, e poi da vicino. La flotta aveva la supremazia delle bocche da fuoco e degli uomini e aveva il vantaggio di muoversi e di isolarsi dividendo i fuochi del nemico, ma con tutto ciò non guadagnava.
      Era bello vedere quel villaggio, difeso da un pugno di prodi, che avvampava da tutti i lati rispondendo colpo per colpo, vomitando torrenti di palle e di granate e uragani di mitraglia, fracassando i fianchi dei navigli, massacrando le manovre e sventagliando gli equipaggi.


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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