Pagina (293/343)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      — Forse, ma la mia scimitarra ti coprirà e il mio petto ti farà scudo contro i colpi dei maledetti che mi oppressero col numero.
      Egli si spinse sulla spiaggia e scrutò il mare che pareva nero come se fosse d'inchiostro.
      — Non vedo alcun fanale — disse a Marianna. — Forse potremo abbandonare la mia povera isola senza essere inquietati.
      Emise un profondo sospiro e si asciugò la fronte madida di sudore.
      — Imbarchiamoci — disse poi.
      I pirati s'imbarcarono colle lagrime agli occhi; trenta presero posto sul praho più piccolo, gli altri, parte su quello di Sandokan e parte su quello comandato da Yanez che portava gli immensi tesori del capo.
      Nel momento di salpare le ancore, si vide Sandokan portare le mani al cuore come se nel petto gli si fosse spezzato qualche cosa.
      — Amico mio — disse Marianna abbracciandolo.
      — Ah! — esclamò egli con tetro dolore. — Mi sembra che mi si spezzi il cuore.
      — Tu rimpiangi la tua perduta potenza, Sandokan, e la perdita della tua isola.
      — È vero, amor mio.
      — Forse un giorno la riconquisterai e qui ritorneremo.
      — No, tutto è finito per la Tigre della Malesia. E poi sento di non essere più l'uomo d'altri tempi.
      Chinò il capo sul petto e s'intese una specie di singhiozzo, ma poi sollevandolo con energia tuonò:
      — Al largo!...
      I tre legni sciolsero le gomene e si allontanarono dall'isola, portando seco gli ultimi superstiti di quella formidabile banda che per dodici anni aveva sparso tanto terrore sul mare della Malesia.
      Avevano già percorso sei miglia quando un urlo di furore scoppiò a bordo dei legni.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





Marianna Sandokan Yanez Sandokan Marianna Sandokan Tigre Malesia Malesia