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      — Come lottare colle loro macchine? Il vento è ancora debole per imprimere ai nostri legni tale velocità da gareggiare col vapore. Chissà però, l'alba non è lontana e all'avvicinarsi del sole, in questi paraggi il vento aumenta sempre.
      — Sandokan!
      — Marianna...
      — Ho dei tristi presentimenti!
      — Non temere, mia fanciulla. Le tigri di Mompracem sono pronte a morire tutte per te.
      — Lo so, Sandokan, eppure io tremo per te.
      — Per me! — esclamò il pirata con fierezza. — Io non ho paura di quei due leopardi che ci cercano per darci ancora battaglia. La Tigre è stata bensì vinta, ma non ancora domata.
      — Se una palla ti colpisse? Gran Dio! Quale pensiero tremendo, mio valoroso Sandokan!
      — La notte è oscura e nessun lume brilla a bordo dei nostri legni e... — una voce partita dal secondo praho, gli tagliò la frase:
      — Ehi, fratello!
      — Cosa vuoi, Yanez? — chiese Sandokan che aveva riconosciuta la voce del portoghese.
      — Mi pare che quei due vascelli si preparino a tagliarci la via. I fanali che prima proiettavano una luce rossa, ora sono diventati verdi e ciò indica che quei legni hanno cambiata rotta.
      — Allora gli inglesi si sono accorti della nostra presenza.
      — Lo temo, Sandokan.
      — Cosa mi consigli di fare?
      — Muovere audacemente al largo e tentare di passare in mezzo ai nemici. Guarda: si allontanano l'uno dall'altro per prenderci in mezzo.
      Il portoghese non si era ingannato.
      I due legni nemici, che da qualche tempo pareva che eseguissero una manovra misteriosa, si erano bruscamente allontanati.
      Mentre uno si dirigeva verso le coste settentrionali di Mompracem l'altro muoveva rapidamente verso quelle meridionali.


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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