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      La cannoniera aveva assalito il praho del portoghese, tentando di abbordarlo, ma aveva avuto subito la peggio. Le artiglierie di Yanez l'avevano di già assai maltrattata, frantumandole le ruote, fracassandole le murate e troncandole perfino l'albero. La vittoria da quel lato non poteva essere dubbia, però vi era la corvetta, una nave poderosa, armata di molti cannoni e montata da un equipaggio numerosissimo. Essa si era gettata addosso ai due prahos di Sandokan, coprendoli di ferro e facendo strage di pirati.
      La comparsa della Tigre della Malesia rianimò i combattenti, i quali cominciavano a sentirsi impotenti dinanzi a tanto fulminare.
      Il formidabile uomo si slanciò verso uno dei due cannoni, urlando sempre ferocemente:
      — Avanti miei prodi! La Tigre della Malesia ha sete di sangue! Spazziamo il mare e cacciamo in acqua quei cani che vengono a sfidarci!...
      La sua presenza non valeva però a cambiare le sorti dell'aspra pugna. Quantunque non mancasse ai suoi colpi e spazzasse le murate della corvetta con nembi di mitraglia, le palle e le granate piovevano incessantemente sul suo legno, demattandolo e sventrando i suoi uomini.
      Era impossibile resistere a tanta furia. Ancora pochi minuti ed i due poveri prahos sarebbero stati ridotti a due pontoni sdrusciti.
      Solo il portoghese disputava e con vantaggio, la vittoria alla cannoniera, tirandole delle bordate disastrose.
      Sandokan con un solo sguardo s'accorse della gravità della situazione. Vedendo l'altro praho ormai demattato e quasi affondante, l'abbordò, facendo imbarcare sul proprio legno i superstiti, poi sfoderando la scimitarra urlò: — Su, tigrotti!


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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