Si alzò scuotendo furiosamente i ferri e gettò all'intorno uno sguardo smarrito, come se non fosse ancora ben sicuro di non trovarsi più sul suo legno, poi un urlo gli irruppe dalle labbra, un urlo da belva ferita.
— Prigioniero!... — esclamò digrignando i denti e tentando di torcere le catene.
— Cos'è accaduto adunque?... Siamo stati ancora una volta vinti dagli inglesi?... Morte e dannazione!... Qual terribile risveglio! E Marianna?... Cos'è successo a quella povera fanciulla? Forse è morta!...
Uno spasimo tremendo gli strinse il cuore a quel pensiero.
— Marianna! — urlò continuando a torcere i ferri. — Fanciulla mia, dove sei tu?... Yanez!... Juioko!... Tigrotti!... Nessuno risponde!... Siete tutti morti adunque?... Ma no è impossibile, io sogno od io sono pazzo!
Quell'uomo che non aveva mai saputo cosa fosse la paura, in quel momento la provò. Sentì che smarriva la ragione e si guardò intorno con ispavento.
— Morti!... Tutti morti!... — esclamò con angoscia. — Solo io sono sopravvissuto alla strage per venire forse trascinato a Labuan!...
«Marianna!... Yanez, mio buon amico!... Juioko!... Anche tu, mio valoroso, sei caduto sotto il ferro o il piombo dei massacratoti!...
«Meglio sarebbe stato che anch'io fossi morto e trascinato, col mio legno, nei baratri del mare.
«Dio, quale catastrofe!...»
Poi preso da un impeto di disperazione o di follia, si scagliò attraverso al frapponte, scuotendo furiosamente le catene e gridando:
— Uccidetemi!... Uccidetemi!... La Tigre della Malesia non può più vivere!
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Marianna Labuan Tigre Malesia
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