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      — Vivo!... Ancora vivo!... — esclamava. — Oh, quale felicità!... Almeno voi siete sfuggito alla strage.
      — Alla strage!... — gridò Sandokan. — Sono morti tutti dunque i valorosi che io trascinavo all'abbordaggio di questa nave?...
      — Ohimè!... Sì, tutti — rispose il dayako con voce rotta.
      — E Marianna? E scomparsa assieme al praho? Dimmelo Juioko, dimmelo.
      — No, è viva ancora.
      — Viva!... La mia fanciulla, viva!... — urlò Sandokan fuori di sé per la gioia.
      — Sei certo di quello che tu dici?
      — Sì, mio capitano. Voi eravate caduto, ma io, assieme ad altri quattro compagni, resistevamo ancora quando la fanciulla dai capelli d'oro fu portata sul ponte della nave.
      — E da chi?
      — Dagli inglesi, capitano. La fanciulla spaventata dall'acqua che doveva aver invasa la cabina, era salita sulla tolda chiamandovi ad alta voce.
      «Alcuni marinai avendola veduta furono pronti a gettare in mare una scialuppa ed a raccoglierla. Pochi minuti che avessero tardato la fanciulla sarebbe scomparsa nel gorgo aperto dal praho.»
      — Ed era ancora viva?...
      — Sì, capitano. Ella vi chiamava ancora quando la portavano sul ponte.
      — Maledizione!... Ed io non poter correre in suo aiuto.
      — Lo abbiamo tentato, capitano. Non eravamo che in quattro ed avevamo intorno più di cinquanta uomini che c'intimavano la resa, pure ci avventammo contro i marinai che portavano la Regina di Mompracem. Eravamo troppo pochi per impegnare ancora la lotta. Io fui atterrato, calpestato e poi legato e trascinato qui.
      — E gli altri?
      — Si erano fatti uccidere dopo d'aver fatto strage di coloro che li accerchiavano.


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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