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      Il tenente discese precipitosamente nella stiva seguito da alcuni ufficiali e dal medico di bordo. Ai piedi della scala urtò contro i due creduti cadaveri.
      — Sono morti — disse. — Quello che temevo è avvenuto.
      Il medico li esaminò, ma quel brav'uomo non potè far altro che constatare la morte dei due prigionieri.
      Mentre i marinai li sollevavano, il tenente risalì in coperta e si avvicinò a Marianna che si teneva appoggiata alla murata di babordo, facendo sforzi sovraumani per soffocare il dolore che l'opprimeva.
      — Milady — le disse. — Una disgrazia è toccata alla Tigre e al suo compagno.
      — La indovino... Sono morti.
      — È vero, milady.
      — Signore — diss'ella con voce rotta ma energica. — Vivi appartenevano a voi, morti appartengono a me.
      — Vi lascio libera di fare di loro ciò che meglio vi aggrada, ma voglio darvi un consiglio.
      — Quale?
      — Fateli gettare in mare prima che l'incrociatore giunga a Labuan. Vostro zio potrebbe far appendere Sandokan sebbene morto.
      — Accetto il vostro consiglio; fate portare i due cadaveri a poppa e mi si lasci sola con loro.
      Il tenente s'inchinò e diede gli ordini necessari, onde si eseguisse la volontà della giovane lady.
      Un momento dopo i due pirati venivano collocati su due tavole e portati a poppa, pronti ad essere gettati in mare.
      Marianna s'inginocchiò accanto a Sandokan irrigidito e contemplò mutamente quel volto scomposto dalla potente azione del narcotico, ma che conservava ancora quella maschia fierezza che incuteva timore e rispetto. Attese che nessuno facesse a lei osservazione e che le tenebre fossero calate, poi si trasse dal corsetto due pugnali e li nascose sotto le vesti dei due pirati.


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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