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      Voi sapete che questi mari abbondano di tali ferocissimi squali.
      Sandokan involontariamente rabbrividì e girò all'intorno uno sguardo inquieto.
      — Non vedo finora emergere alcuna coda né alcuna pinna — disse poi. — Speriamo quindi che gli squali ci lascino tranquilli.
      «Orsù, spingiamoci verso il nord-ovest. Se non incontreremo Yanez, continuando in quella direzione, approderemo a Mompracem o sulle scogliere che si estendono verso il sud.»
      Si avvicinarono l'uno all'altro per essere più pronti a proteggersi in caso di pericolo e si misero a nuotare verso la direzione già scelta, cercando però di economizzare le loro forze, non ignorando che la terra era molto lontana. Quantunque fossero entrambi decisi a tutto, la paura di venire da un istante all'altro sorpresi da qualche pescecane, si faceva strada nel loro cuori. Specialmente il dayako si sentiva assalire da un vero terrore. Di quando in quando si arrestava per guardarsi alle spalle, credendo di udire dietro di sé dei colpi di coda e dei rauchi sospiri ed istintivamente raggrinzava le gambe per paura di sentirsele mozzare dai denti formidabili di quelle tigri del mare.
      — Io non ho mai provata la paura — diceva egli. — Ho preso parte a più di cinquanta abbordaggi, ho uccisi di mia mano non pochi nemici e mi sono perfino misurato colle grandi scimmie del Borneo e anche colle tigri delle jungle, eppure ora io tremo come se avessi la febbre. L'idea di trovarmi, da un istante all'altro, dinanzi ad uno di quei ferocissimi squali, mi fa gelare il sangue.


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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