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      La zigaena, vedendo Sandokan a scomparire sott'acqua, con un colpo di coda si sottrasse all'attacco di Juioko ed a sua volta si cacciò sott'acqua. Sandokan l'aspettava. Appena se la vide da vicino, le si gettò addosso afferrandola per una delle pinne del dorso e con un terribile colpo di pugnale le squarciò il ventre.
      L'enorme pesce, ferito forse a morte, con un brusco contorcimento si sbarazzò dell'avversario che stava per ritentare il colpo e risalì a galla. Vedendo a due passi il dayako si rovesciò sul dorso per tagliarlo in due, ma Sandokan era pure emerso.
      Il pugnale, che l'aveva già ferita, la colpì questa volta in mezzo al cranio e con tale forza che la lama le rimase infissa.
      — E prendi anche questi — urlò il dayako, tempestandola di colpi.
      La zigaena questa volta s'immerse e per sempre, lasciando alla superficie una grande macchia di sangue la quale rapidamente si allargava.
      — Credo che non tornerà più alla superficie — disse Sandokan. — Cosa dici, Juioko?
      Il dayako non rispose. Appoggiato al gavitello, cercava di alzarsi per spingere lontani gli sguardi.
      — Cosa cerchi? — gli chiese Sandokan.
      — Là... guardate... verso il nord-ovest! — urlò Juioko. — Per Allah!...Vedo una grande ombra... un veliero!
      — Yanez, forse? — chiese Sandokan, con viva emozione.
      — L'oscurità è troppo profonda per ben discernerla ma sento che il cuore mi batte forte, capitano.
      — Lascia che salga sulle tue spalle.
      Il dayako si avvicinò e Sandokan appoggiandosi su di lui, uscì più che mezzo fuori dalle onde.
      — Cosa vedete, capitano?


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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