Sandokan lo seguì senza parlare e discesero nella cabina, mentre i legni proseguivano la via a tutte vele spiegate.
Il portoghese sturò una bottiglia di gin e la porse a Sandokan che vuotò, uno dietro l'altro, parecchi bicchieri.
— Orsù, narra, come mai ti ho raccolto in mare mentre ti sospettavo prigioniero o morto a bordo del piroscafo che da venti ore seguo accanitamente?
— Ah! Tu seguivi l'incrociatore? L'avevo sospettato.
— Per Giove! Dispongo di tre legni e di centoventi uomini e vuoi che non lo seguissi?
— Ma dove hai raccolto tante forze?
— Sai chi comandano i due legni che mi seguono?
— No di certo.
— Paranoa e Maratua.
— Non si erano adunque affondati, durante la burrasca che ci colse presso Labuan?
— No, come lo vedi. Maratua fu spinto verso l'isola di Pulo Gaya e Paranoa si rifugiò alla baia di Ambong. Stettero colà parecchi giorni a riparare le gravi avarie riportate, poi scesero verso Labuan dove s'incontrarono. Non avendoci trovati alla piccola baia, tornarono a Mompracem; li incontrai ieri sera mentre stavano per recarsi in India, sospettando che là noi ci fossimo diretti.
— E sono sbarcati a Mompracem? Chi occupa ora la mia isola?
— Nessuno, poiché gli inglesi l'abbandonarono dopo d'aver incendiato il nostro villaggio e fatti saltare gli ultimi bastioni.
— Meglio così — mormorò Sandokan sospirando.
— Ed ora, cosa accadde a te? Ti vidi abbordare il vascello mentre io sventravo la cannoniera a colpi di cannone, poi udii gli urrah di vittoria degli inglesi, indi più nulla. Fuggii per salvare almeno i tesori che portavo, ma poi mi misi sulle tracce dell'incrociatore colla speranza di raggiungerlo e di abbordarlo.
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