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      — Sono caduto sul ponte del legno nemico, mezzo accoppato da un colpo di mazza e poi fatto prigioniero assieme a Juioko. Le pillole che, come tu sai, portavo sempre indosso, mi salvarono.
      — Comprendo — disse Yanez scoppiando in una risata. — Vi hanno gettati in mare credendovi morti. Ma di Marianna, cosa successe?
      — È prigioniera sull'incrociatore — rispose Sandokan con voce cupa.
      — Chi guidava il vascello?
      — Il baronetto, ma nella mischia l'uccisi.
      — Me l'ero immaginato. Per Bacco! Che brutta fine ha fatto quel povero rivale! Cosa pensi di fare ora?
      — Cosa faresti tu?
      — Io seguirei il piroscafo e l'abborderei.
      — E ciò che volevo proporti. Sai dove si dirigeva il vascello?
      — Lo ignoro, ma mi pare che navigasse verso le Tre Isole, quando io lo lasciai.
      — Cosa andrà a fare colà? Qui gatta ci cova, fratellino mio. Camminava molto?
      — Filava otto nodi all'ora.
      — Quale vantaggio può avere su di noi?
      — Forse di trenta miglia.
      — Allora possiamo raggiungerlo, se il vento si mantiene buono. Ma... — Egli si fermò udendo sul ponte un movimento insolito e un vociare acuto.
      — Cosa succede? — chiese.
      — Che abbiano scoperto l'incrociatore?
      — Saliamo, fratellino mio.
      Abbandonarono precipitosamente la cabina e salirono in coperta. Proprio in quel momento alcuni uomini stavano traendo dall'acqua una cassetta di metallo che un pirata, alla prima luce dell'alba, aveva scorta a poche dozzine di metri dal tribordo.
      — Oh!... oh!... — esclamò Yanez. — Cosa vuol dire ciò? Che contenga qualche documento prezioso? Non mi sembra una scatola comune.


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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