— Le Tre Isole!...
Sandokan e Yanez si affrettarono a salire in coperta.
Le isole segnalate apparivano a sette o otto miglia. Tutti gli occhi dei pirati scandagliarono quell'ammasso di rupi, cercando avidamente l'incrociatore.
— Eccolo — esclamò un dayako. — Vedo del fumo laggiù.
— Sì — confermò Sandokan, i cui occhi parvero incendiarsi. — Ecco là un pennacchio nero alzarsi dietro quelle scogliere. L'incrociatore è là!...
— Procediamo con ordine e prepariamoci all'attacco — disse Yanez. — Paranoa fa imbarcare altri quaranta uomini sul nostro praho.
Il trasporto fu subito operato e l'equipaggio, forte di settanta uomini, si radunò attorno a Sandokan che accennava a voler parlare.
— Tigrotti di Mompracem — diss'egli con quel tono di voce che affascinava e infondeva in quegli uomini un coraggio sovraumano. — La partita che noi giuochiamo sarà terribile, poiché avremo da pugnare contro un equipaggio numeroso più di noi e agguerrito, ma rammentatevi che sarà l'ultima battaglia che voi combatterete sotto la Tigre della Malesia e che sarà l'ultima volta che voi vi troverete di fronte a coloro che distrussero la nostra potenza e che violarono la nostra isola, la nostra patria adottiva.
«Quando io darò il segnale irrompete coll'antico valore delle tigri di Mompracem sul ponte del legno: io lo voglio!»
— Li stermineremo tutti — esclamarono i pirati, agitando freneticamente le armi. — Comandate, Tigre.
— Là, sul legno maledetto che stiamo per assalire, vi è la Regina di Mompracem. Voglio che ritorni mia, che ritorni libera!
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