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      XIII.
     
      A che gioverebbemi ora il rammentar degli eccessi, da chi veduti non gli ha, non credibili? da molti privati disfatte le montagne e appianate, edificati i mari; delle ricchezze in somma vergognosamente abusato da quelli, che onestamente usarle poteano. Gli stupri, i luoghi da ciō, ed ogni altra effeminata dissolutezza, appassionatamente procacciata: donnescamente prostituiti anco gli uomini: sfacciatamente impudiche le donne: nell'imbandir laute mense, il mar depredato e la terra: nč sonno, nč fame, nč sete, nč freddo giammai, nč stanchezza, aspettarsi: preoccupati tutti gli umani bisogni dal lusso. Impoverivan tai vizj la gioventų, e quindi ai delitti spingevanla. Male avvezzi quei guasti animi, non poteano i loro desiderj frenare oramai: onde vieppių smoderati si davano ad ogni guadagno e allo spendere.
     
     
      XIV.
     
      In cotanta e cosė corrotta cittā, difficile a Catilina non era l'attorniarsi in numeroso corteggio d'ogni pių scellerato uomo ed infame. Chiunque, impudico, adultero, banchettatore, avea fra queste arti straziati i beni paterni; e chi era oppresso dai debiti contratti per comprare la impunitā de' suoi diversi delitti; e quanti parricidi, sacrileghi, convinti rei o prossimi ad esserlo; e quanti o dalla spergiura lingua, o dalla insanguinata mano gli alimenti loro traevano; tutti, in somma coloro, cui ribalderia, povertā, e mala coscienza angustiavano, di Catilina famigliari eran tutti e suoi intimi. E se un qualche innocente nella di lui amicizia incappava, la domestichezza e le lusinghe facilmente simile e pari agli altri il rendevano.


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C. Crispo Sallustio tradotto da Vittorio Alfieri
di Gaius Sallustius Crispus
1807 pagine 161

   





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