Fulvia, intesa la cagione di questa di lui nuova superbia, correndo la repubblica un sì grave pericolo, a molti la congiura di Catilina svelò, null'altro occultando che il nome di Curio. Questa cosa grandemente gli animi accese a desiderare Cicerone per Console. I nobili, fino a quel dì, fremendo d'invidia contro il popolo, contaminata stimavano tal dignità, ov'ella in un uomo nuovo, ancor che egregio, cadesse. Ma la superbia e l'odio in faccia al pericolo tacquero.
XXIV.
Perciò nei comizj eleggevansi Consoli Marco Tullio, e Cajo Antonio; il che da prima i fautori della congiura turbò. Ma non s'allentava in Catilina il furore; anzi ogni giorno più macchinando, i luoghi d'Italia a ciò opportuni andava riempiendo d'armi; danari, su la propria o su l'altrui fede accattati, in Fiesole radunava presso ad un Manlio, che a cominciar poi la guerra fu il primo. Dicesi, che allora uomini assai d'ogni specie traesse egli a se; e alcune donne altresì, le quali da prima reggendo allo smoderato lor lusso col trafficar di se stesse, per età poi rimaste del guadagno deluse, e non de' vizj spogliate, si erano seppellite nei debiti. Per mezzo di esse credea Catilina potersi gli urbani servi guadagnare, Roma incendiare, i loro mariti acquistarsi, ovver trucidarli.
XXV.
Era fra queste, Sempronia; donna di virile ardimento più volte mostratasi. Nobile ed avvenente costei; di marito avventurata e di figli; nelle Greche e Latine lettere erudita; cantare e danzare, meglio che ad onesta spettasse, ed ogni altra libidinosa arte possedeva.
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