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      L'egregia tua fede, a me nota e gratissima, ne' miei gravi pericoli speranza grande mi porge e sostegno. Del delitto a me apposto scolparmi non volli in Senato; ma reo pure non sentendomi, presso te scolperommi con detti, che veri per dio conoscerai. Provocato io dagli oltraggi e dall'onte; rapitomi il frutto della mia fatica ed industria; escluso dai magistrati; impresi, com'io soglio, a difendere la pubblica causa dei calamitosi: non già perchè non potessi me stesso liberare dai debiti in mio nome contratti; poichè, oltre alle mallevadorie, Orestilla con le ricchezze sue e quelle della figlia ampiamente per me rispondeva; ma perchè onorati con cariche vedeva gl'indegni, me falsamente sospetto e appartato dagli onori, del cui riacquisto deposta non ho l'onesta speranza. Più scriverei, se in questo punto non mi si minacciassero nuove violenze. Per ora dunque a te raccomando ed affido Orestilla; a difenderla da ogni oltraggio, pe' figli tuoi scongiurandoti. Sta sano.
     
     
      XXXVI.
     
      Catilina poi trattenutosi pochi dì presso Cajo Flaminio in Arezzo, per armare i già ribellati contorni, avviasi al campo di Manlio coi fasci e l'altre imperatorie divise. Risaputesi in Roma tai cose, il Senato dichiara nemici Catilina e Manlio; agli altri tutti, fuorchè ai rei convinti di capital delitto, prefigge il giorno anzi cui possan l'armi deporre senza incorrere in pena nessuna. Ordina inoltre, che i Consoli arruolino; che Antonio coll'esercito si affretti d'incalzar Catilina; che rimanga a guardia della città Cicerone.


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C. Crispo Sallustio tradotto da Vittorio Alfieri
di Gaius Sallustius Crispus
1807 pagine 161

   





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