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      Inoltre i giovani contadini, usi a parcamente vivere delle loro giornate ne' campi, incitati ora dalle pubbliche e private liberalitā, alla ingrata contadinesca fatica, l'urbano ozio anteponevano. I pubblici mali eran vita ed a costoro ed a tanti altri: quindi maraviglia non č, se gente povera scostumata e speranzosa, il proprio utile stimava esser l'utile della repubblica. Ed anco i cittadini vinti da Silla, cui erano stati proscritti i parenti, rapiti i beni, la libertā compendiata, con ansietā non minore l'esito della guerra aspettavano. Quanti in somma nemici erano dell'autoritā del Senato, volevano anzi Roma sconvolgere, che menomare la loro influenza: vizio, che dopo molti anni a riprodursi veniva nella cittā.
     
     
      XXXVIII.
     
      Nel Consolato di Pompeo e di Crasso, rinvigoritasi l'autoritā dei Tribuni, caldi costoro di gioventų, e d'indole feroci, tosto che in autoritā risaliti si videro, a calunniare il Senato si diedero; ad irritare ed accender la plebe; donandole, promettendole: arti, per cui chiari e possenti se stessi facevano. Contro ai Tribuni ogni suo sforzo adoprava gran parte della nobiltā, sotto il velo di difendere il Senato, ma in realtā per estendere la propria grandezza. Che se io voglio in poche parole dir vero, quanti allora la repubblica maneggiavano, chi al popolo chi al Senato fingendosi bene affetti, tutti sotto nome di ben pubblico la propria privata ambizione coonestavano: nč civil modestia nč modo serbando nei lor dispareri: sė gli uni che gli altri crudelmente la vittoria adopravano.


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C. Crispo Sallustio tradotto da Vittorio Alfieri
di Gaius Sallustius Crispus
1807 pagine 161

   





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