Udendoli poscia dolersi dell'avarizia de' magistrati, dell'infingardo Senato, e dire ch'altro rimedio non aspettavano a tante calamità, che la morte; soggiungeva egli loro: "Eppure, soltanto che vogliate esser uomini voi, insegnerovvi ben io come a sì gravi mali sottrarvi." Gli Allobrogi, per queste parole in alte speranze saliti, a pregare Umbreno di usar loro pietà; ad affermare non v'esser sì scabra cosa e terribile, ch'essi ardentemente non intraprendessero, purchè la lor patria si disgravasse dai debiti. Umbreno quindi gli introduce nella casa di Decio Bruto, la quale per essere al Foro vicina, ed allora abitata da Sempronia in assenza di Bruto, pareva opportuna. Quivi ad un tempo invita Gabinio, per dar maggior peso a' suoi detti; e, lui presente, rivela agli Allobrogi la congiura, nominando i congiurati e molti altri d'ogni classe che tali non erano, per maggiormente inanimire i Legati. Promessa poi ch'ebbero l'opera loro, gli accomiatava.
XLI
Dubitarono gran pezza gli Allobrogi a qual partito si appiglierebbero. Dall'una parte li traevano i Debiti, l'amor della guerra, l'alto guadagno della sperata vittoria: dall'altra maggiori forze vedevano, sicuri consiglj e premj certissimi a fronte di dubbie speranze. Fra tai pensieri ondeggiando costoro, vincea finalmente la sorte di Roma. A Quinto Fabio Sanga, solito protettore della lor città, ogni cosa da essi saputa rivelano. Cicerone da Sanga informatone, ordina ai Legati di fingersi nella congiura caldissimi, di accontarsi con gli altri congiurati, e di prometter bene di se stessi, ingegnandosi di appieno ad uno ad uno distinguerli tutti.
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