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      Finita la guerra, sovra i Rodiani deliberavasi: ma i nostri maggiori li lasciavano impuniti; temendo che il far loro guerra maggiormente non si ascrivesse a voglia di predarli che di punirli. Così, nelle Puniche guerre, facendo i Cartaginesi or della pace, or della tregua, velo a mille iniquità; i Romani, potendolo, non rendevan pur loro ingiuria per ingiuria: alla propria dignità riguardando più essi, che al dritto di nuocere altrui. Oggi pure, o Padri Coscritti, a voi spetta il far sì ch'appo voi le scelleratezze di Lentulo e de' suoi, al vostro decoro non prevalgano, nè alla fama vostra lo sdegno. Se ai loro delitti alcuna pena si agguaglia, la disusata severità loderò; ma, se ogni più ingegnoso tormento dalla loro scelleraggine vinto rimane, le pene prescelgansi dalla legge ordinate. Già ho con eloquenza magnifica udito in questo Senato da alcuni compiangere lo stato di Roma; le crudeltà della guerra ad una ad una ritrarre; le rapite vergini annoverare, i fanciulli strappati ai parenti, in balia dei vincitori le madri; le depredate case ed i templi; le uccisioni, gl'incendj; e quant'altro in somma ai vinti interviene; d'armi e di sangue e di cadaveri piena ogni cosa, e di pianto. Ma dove, oh immortali Dei! dove una sì fatta orazione tendea? a rendervi forse nemici dei congiurati? Certo, chi dall'atrocità del delitto non venisse a ciò spinto, dall'orazione il sarebbe! Non è, no, così: nè ad alcun uomo giammai le proprie ingiurie troppo apparivano lievi; spesso bensì, più assai che nol fossero, gravi.


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C. Crispo Sallustio tradotto da Vittorio Alfieri
di Gaius Sallustius Crispus
1807 pagine 161

   





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