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      Se anco deporle or volete, mestieri è l'audacia: che niuno mai, se non se vincitore, la guerra scambiò con la pace. Lo sperar salvezza nella fuga, senz'armi in difesa adoprare, è mera stoltezza. Grandissimo sempre in battaglia il pericolo, per chi grandemente il paventa: ma impenetrabile scudo, è l'ardire. Se a voi, soldati, ed alle imprese vostre rivolgo il pensiero, alta speranza ne traggo di vincere. Il senno, il coraggio, la virtù vostra vi esortano; e la necessitade vieppiù; quello stimolo, che per anco i codardi fa prodi. Attorniarvi i nemici non possono, attesa l'angustia del luogo. Ma, se fortuna pure il valor vostro invidiasse, al non morire invendicati badate; e pria d'esser presi e come vil gregge scannati, feroci così combattete, che sanguinosa e lagrimevol vittoria al nemico rimangane.
     
     
      LIX.
     
      Taciutosi Catilina, dopo un breve respiro, suonar facendo a battaglia, egli schiera nel piano il suo esercito. Quindi, affinchè un egual pericolo vieppiù tutti i suoi soldati infiammasse, faceva i cavalieri appiedare, e i lor cavalli scostare; pedone egli stesso ordinandoli, come lo comportava il terreno e le forze. Terminava quel piano, da man manca nei monti; fiancheggiavalo a destra una rupe scoscesa: perciò Catilina, spiegate in fronte otto coorti, l'altre addietro più fitte collocò, per riserva; dopo averne però trascelti ed estratti i Centurioni ed i meglio armati soldati per trasferirli nelle prime file. Al destro corno prepose Cajo Manlio, un Fiesolano al sinistro; stringendosi egli, coi liberti e i coloni, all'Aquila centrale, che dicevasi essere quella stessa sotto cui Mario aveva debellati i Cimbri.


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C. Crispo Sallustio tradotto da Vittorio Alfieri
di Gaius Sallustius Crispus
1807 pagine 161

   





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