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      Cotanta virtù, benchè da principio a Micipsa piacesse, gloriosa al suo regno stimandola, cominciò non ostante a dargli dei fieri pensieri; vedendosi egli invecchiare, ed i proprj suoi figli ancora quasi nell'infanzia, mentre s'iva facendo vieppiu adulto Giugurta. Atterrivalo la natura nostra, cupida per se stessa di dominare, e ardentissima nel soddisfare tal brama: ed inoltre la età sua, e quella de' figli, opportune pur troppo a chiunque mezzanamente pur anche avesse ambito il lor trono: ma, più di tutto atterrivalo l'amor de' Numidi per Giugurta; e l'impossibilità di torselo dagli occhi, senza o farli tumultuare, o apertamente pur ribellarseli.
     
     
      VII.
     
      Da tali ostacoli impedito Micipsa, non potendo nè colla forza nè coll'insidie opprimer Giugurta idolo del popolo, conosciutolo temerario e di gloria militare assetato, pensò di esporlo a pericoli, e dalla Fortuna il suo intento ottenere. Dovendo perciò nella guerra di Numanzia somministrare ajuti di cavalli e fanti ai Romani, mandò Giugurta in Ispagna per lor Capitano; confidando, che facilmente, o il di lui troppo valore, o la nemica ferocia, a morte tratto lo avrebbero. Ma di gran lunga contrario alle mire di. Micipsa fu l'esito. Instancabile, e ad un tempo stesso astuto Giugurta, esplorato ch'ebbe il carattere di Publio Scipione, duce allor dei Romani; e investigati gli ostili andamenti, con molte cure e fatiche, coll'obbedire a puntino, coll'affrontare i pericoli, sì chiaro in breve rendevasi, che non men caro ai Romani era fatto, che ai Numantini terribile.


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C. Crispo Sallustio tradotto da Vittorio Alfieri
di Gaius Sallustius Crispus
1807 pagine 161

   





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