Pagina (58/161)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Invitto nel campo, assennato in consiglio, due difficilissimi pregj in se stesso accoppiava: nè, perchè i rischj prevedesse, temevali; nè, perchè affrontarli sapesse, temerario sfidavali. Scipione perciò ad ogni più ardua impresa valevasi di Giugurta; e ogni dì più per amico tenevalo, non lo vedendo mai, nè col senno nè colla mano, a vuoto operare. Giugurta inoltre, magnifico, destro, ed accorto, guadagnati si era i più de' Romani.
     
     
      VIII.
     
      Abbondava in que' tempi nell'esercito nostro una gente, che o nobile o nuova foss'ella, più assai le ricchezze apprezzava che l'onestà: torbida al di dentro e potente; appo gli alleati, famosa più che stimata. Accendevano costoro Giugurta, già per natura non umile, promettendogli; che mancando Micipsa, a lui solo toccherebbe la Numidia al di lui valore dovuta, e dai Romani vendibile, come ogni altra lor cosa. Ma, distrutta Numanzia, Scipione risoluto di ripassare in Italia, nel congedare gli ajuti, in pubblico con magnifiche parole laudava Giugurta; poscia in disparte ammonivalo, che apertamente piuttosto si guadagnasse i Romani, che non per occulti mezzi; poco fidasse nella gente da lui comprata, mal si potendo vender dai pochi ciò che era dei molti; appagassesi delle proprie virtù, e gloria e regno aspettasse da esse: altrimenti, pel troppo affrettarsi, precipiterebbe con i suoi doni se stesso.
     
     
      IX.
     
      Così favellatogli, accomiatollo con lettera per Micipsa, il cui tenore era questo. "Il tuo Giugurta nella guerra di Numanzia prodigioso valor dispiegava: il che ti sarà certamente gratissimo.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

C. Crispo Sallustio tradotto da Vittorio Alfieri
di Gaius Sallustius Crispus
1807 pagine 161

   





Giugurta Romani Giugurta Micipsa Numidia Romani Numanzia Scipione Italia Giugurta Romani Micipsa Giugurta Numanzia