Ed a ciascunja di quelle stragi, le leggi no, bensì dei patrizj il capriccio diè fine. Ma concedasi pure, che il restituire alla plebe i suoi dritti, preludio di tirannide fosse; legalmente adoprata si reputi ogni vendetta, poiché senza spargere il civile sangue niuna eseguirsene potea. Negli scorsi anni, con indignazione, ma tacita, voi pur tolleraste che pochi nobili si dividessero il pubblico erario; che gli alleati Re, ed i liberi popoli fossero lor tributarj; che appo essi ad un tempo le più illustri cariche ed infinite ricchezze si accumulassero. Ed in premio poi dell'impunità a sì fatti delitti accordata, le leggi pur anco, il decoro, la maestà del popolo di Roma, le umane le divine cose, venderono essi stessi al nemico. Nè sono costor da rimorso, nè da vergogna trafitti; ma tutto dì vi passeggiano innanzi fastosi pe' lor Consolati, Sacerdozj, e trionfi; quasi che non rapiti, ma in premio ed onore acquistati legittimamente gli avessero. I compri schiavi mal soffrono dal loro Signore gl'ingiusti comandi: voi, nati all'impero, o Romani, di buon grado voi la servitù sopportate? e quali, quai sono codesti vostri tiranni? i più scellerati uomini, insanguinati, malvagj, e superbi; trafficatori della fede, del decoro, della pietà, di quanto havvi in somma e d'onesto e di no. Qual si fa scudo dei trucidati Tribuni; qual degli ingiustamente martoriati cittadini; molti, dell'aver fatta di voi stessi ampia strage. Così, quanto più pessimi, tanto sicuri più vivono; e il timore ai delitti compagno, da' rei loro cuori traspiantano nella dappocaggine vostra: talmente fra loro accomunati essi e ristretti, che bramano tutti ed odiano e temono le cose stessissime: il che tra' buoni suol d'amicizia esser pegno, di turbolenza tra' rei.
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