Su l'erta d'uno scosceso monte, circondato di mura sta Sutul. Il piano per cui vi si arriva, per le gran piogge invernali era fatto palude. Con tutto ciò, malgrado l'asprezza della stagione e del luogo, Aulo, o per finzione a fine d'intimorire il Re, o acciecato dall'avidità del tesoro, vi pone il vallo; e stromenti d'assedio, e quanto a tal impresa richiedeasi, a fretta prepara.
XXXVIII.
Conobbe tosto Giugurta la vanitosa imperizia del Legato. Perciò destramente si dà a secondar la sua insania; ora supplichevoli messi gli va inviando, ora si finge atterrito; e, quasi fuggiasco, per boschi e deserti travia il suo esercito. Aulo, insperanzito che Giugurta gli si possa arrendere, a poco a poco vien tratto da Sutul pelle più interne parti del regno; lasciandovisi Giugurta, quasi ch'egli cedesse, inseguire: così i suoi iniqui disegni ottimamente velava. Astuti ministri frattanto, incessantemente nell'esercito nostro per lui si adopravano: tentati e corrotti più centurioni e capitani, prometteano gli uni disertare, gli altri ad un dato tempo sfornire di gente i loro posti. Preparate in tal modo le cose, Giugurta improvvisamente di notte assaliva con molti Numidi il campo Romano. Sopraffatti dall'inaspettato tumulto i soldati, altri correvano all'armi, altri a celarsi; alcuni riordinavano i vili: ma tutti trepidi stavansi. Per ogni parte nemici: di densi nuvoli ottenebrata la notte: incalzante il pericolo; e dubbia cosa, se più scampo riesca il fuggire o il restare. Intanto fra quei traditori, ch'io dissi essere stati comprati dal Re, una coorte di Liguri, due squadre di Traci, ed alcuni legionarj, passavano ad esso.
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