Il Senato (come ben dovea) decreta: Che senza ordine suo e del popolo, non si erano potuti fermare validi patti. Albino, impeditogli dai Tribuni del popolo il poter menar seco nell'Affrica le nuove milizie, pochi giorni dopo senz'esse vi andava. L'esercito nostro, secondo i patti, svernava fuori della Numidia. Giunto ivi il Console, benchè d'inseguir Giugurta, e di ammendare l'obbrobriosa fraterna bruttura avvampasse, visitato ch'egli ebbe il suo esercito, e trovati i soldati non solo fuggiaschi ma licenziosi, da ogni imperio disciolti e corrotti, da tali circostanze fu astretto a non muoversi.
XL.
In Roma frattanto Cajo Mamilio Limetano, Tribuno della plebe, proponeva in ringhiera di informar contro quelli, che aveano consigliato a Giugurta di trascurare i decreti del Senato; contro quelli, che nelle ambascerie e comandi s'eran lasciati corrompere; contro quelli, che i presi elefanti e disertori aveano venduti al nemico; contro quanti finalmente aveano con esso o in pace o in guerra patteggiato. A sì fatta proposta, chi per mala coscienza, chi dalla discordia delle parti temendo pericoli; niuno potendo però, senza mostrarsi complice od approvatore dei suddetti misfatti, apertamente resistere; sordamente per bocca d'amici, e massime di Latini e d'Italici alleati, andavan facendo insorgere degli ostacoli. Ma la plebe, incredibile a dirsi quanto inasprita, quanto ostinata per la proposta del Tribuno, ordinò, decretò, volle a forza che si ammettesse la informazione; più per odio dei nobili, che per amore della repubblica: tanta era del parteggiar la ferocia.
| |
Senato Tribuni Affrica Numidia Console Giugurta Roma Cajo Mamilio Limetano Tribuno Giugurta Senato Latini Italici Tribuno
|