LXXVII.
Entrava Metello in Tala espugnata, quando oratori di Lepti sopraggiunsero, supplicandolo di mandar quivi presidio e governatore, per tener a freno un Amilcare, uomo nobile, prepotente, amante di novità; contro al quale nè autorità di magistrati nè leggi valevano: e che, se non era pronto il soccorso, pericolavano i Romani non meno che gli alleati. I Leptitani, dal principiare già della guerra, offerti ai Romani si erano per amici e alleati: ottenuto poi l'uno e l'altro, rimasti ognora fedelissimi ed obbedienti in tutto a Calpurnio, ad Albino, e a Metello, da lui facilmente impetravano quel ch'ora chiedevangli. Quattro coorti di Liguri, condotte da Cajo Annio, si spediscono in Lepti.
LXXVIII.
Questa città, fabbricata già da Sidonj fuorusciti per guerre civili, e quivi per mare approdati, posta è fra due Sirti; il cui nome dimostra la natura di esse. Trovansi, quasi nell'estremo dell'Affrica due golfi d'inegual vastità, ma di uniforme natura; profondissimi al lido; più oltre, secondo le burrasche, ora a vicenda guadosi, ora no; perchè dalla furia de' venti il mare ingrossando, i flutti vi portano seco e limo ed arena e grossissimi sassi; onde l'aspetto del luogo ad ogni cangiar di vento si cangia. I Leptitani, nel frammischiarsi ai Numidi, avevano corrotto assai più il linguaggio che non i costumi le leggi ed il vestir de' Sidonj: cose tutte, che più facilmente serbavan essi diverse, per essere dalla sede dell'imperio lontani, e disgiunti dal grosso della Numidia per mezzo di ampj deserti.
| |
Metello Tala Lepti Amilcare Romani Leptitani Romani Calpurnio Albino Metello Liguri Cajo Annio Lepti Sidonj Sirti Affrica Leptitani Numidi Sidonj Numidia
|