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      I loro nipoti, in essi affidatisi, non somigliandoli in nulla, dispregiano Mario emulator degli antichi; e gli onori tutti, non già meritati, ma quasichè loro dovuti, richiedonvi. Oh quanto quegli orgogliosi s'ingannano! Dagli antenati le ricchezze, le imagini, la memoria di quelli chiarissima, venivan loro trasmesse; ma non la virtù, che sola donarsi non può, nè riceversi. Di sozzo ed incolto mi tacciano; com'uomo, che inelegantemente imbandisce un convito, e che uno strione od un cuoco apprezzar più non sa d'un castaldo. Piace a me d'esser tale, o Quiriti. Dal padre mio e da altri rispettabili vecchi imparai che il lusso alle donne, a noi la fatica, si addice; che i buoni tutti, necessità di gloria patiscono, e non di ricchezze; che non gli arredi, ma l'armi gli adornano. Non si rimuovano costoro per questo dai varj e giovevoli loro esercizj: fra le dissolutezze e le crapole crebbero; fra le dissolutezze e le crapole, invecchino: in mezzo ai bagordi si facciano, del ventre e della libidine, Dio; il sudore a noi lascino, e la polve, ed il sangue; cose da noi più gradite che i loro banchetti. Così pur facessero! ma, d'ogni bruttura contaminati, obbrobriosissimi uomini, a rapire i premj e gli onori dei buoni si accingono. Ingiustamente avvien quindi, che ai dissoluti e infingardi non nuocono le loro reità, e la innocente Repubblica in precipizio vien tratta. Ma, avendo io risposto a costoro oramai, per quanto i costumi miei, non già per quanto le scelleratezze loro richiedeano; della Repubblica parlerò brevemente.


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C. Crispo Sallustio tradotto da Vittorio Alfieri
di Gaius Sallustius Crispus
1807 pagine 161

   





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