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      Circa alla Numidia da prima, speratene bene, o Romani; poichè a Giugurta ogni antico sostegno toglieste; l'avarizia cioè, la insufficienza, e la superbia dei grandi. Quindi pensate, che avete voi ivi un esercito, esperto dei luoghi bensì, ma certamente avventurato meno che prode; come quello, ch'estenuato in gran parte rimane dalla cupidigia o temerità de' suoi duci. Su dunque,
      o voi giovani di trattar arme capaci, fate voi meco ogni sforzo per la Repubblica. Né alcun si atterrisca per le calamità dei precedenti eserciti, nè per la superbia dei precedenti lor capi; poichè io stesso oramai fra le squadre, io nella battaglia e pericoli, a consiglier vostro ad un tempo e compagno, a voi in ogni qualunque cosa ugualissimo intendo mostrarmi. E matura è già già (se il Ciel non la vieta) e la vittoria, e la preda, e la lode: ma, dubbie pur anche, o lontane si fossero, dai soccorsi alla patria dovuti non per questo si assolvono i buoni. Alla immortalità non ci conduce già l'ozio: nè padre havvi, no, che ai proprj suoi figli non auguri, anzi che lunga ed oscura, breve ma onorata la vita. Nè altro aggiungo, o Romani; che ai vili non prestano i detti valore; e largamente ai prodi ho parlato."
     
     
      LXXXVI.
     
      Ingagliarditi vedendo per tale orazione gli animi della plebe, affrettasi Mario di riempire le navi di vettovaglie; di danari, di armi, e d'ogni cosa in somma giovevole: il tutto commesso al luogotenente Aulo Manlio, che tosto fa vela. Si dà egli intanto ad arruolare soldati, non come faceano i nostri maggiori, per classe scrivendoli, ma a piacimento di ciascuno, e i più erano nullatenenti.


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C. Crispo Sallustio tradotto da Vittorio Alfieri
di Gaius Sallustius Crispus
1807 pagine 161

   





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