Dicevano alcuni, ch'egli il facesse per mancanza di buoni; altri, per soverchia ambizione; essendo Mario opera e creatura di codesta genia; ed a chiunque mendica imperio parendo pur sempre maggiormente opportuni i più poveri; perchè questi del loro, per non averne, non curano; e tutto ciò che ad essi fa lucro, reputano onesto. Partito poscia per l'Affrica il Console con forze alquanto maggiori delle prescritte, tra pochi giorni in Utica approda. Gli vien consegnato l'esercito da Publio Rutilio Legato: avendo voluto Metello evitar la presenza di Mario, per non vedere ciò che neppure aveva tollerato di udire.
LXXXVII.
Mario, con le rifornite legioni e le coorti ausiliarie, invade una contrada fertile e ricca di preda. Ivi, quanta ne acquista, tutta dona egli ai soldati. Assale quindi le rocche e città le più deboli per natura e presidj; or qua or là, ma leggermente ognora combattendo. Così i suoi nuovi soldati incominciano a mirare in faccia il nemico, senza timore; a veder presi o trucidati i fuggiaschi; a veder più sicuri scampare i più audaci; la libertà, i parenti, la patria, tutto coll'armi difendersi; la gloria e ricchezze coll'armi acquistarsi. In breve tempo confusi in tal guisa i nuovi co' vecchi, tutti fra loro agguagliolli il valore. Bocco e Giugurta, udendo la venuta di Mario, in luoghi scoscesi disgiuntamente ritraggonsi. Così volle Giugurta, sperando che i Romani fra poco sbandatisi, più facile riuscirebbe l'assalirli: come degli altri eserciti accade, in cui cessando il timore la disciplina pur cessa.
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