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      A vederlo e fuggire, stati eran primi alcuni ragazzi e donne: dappoi, quanti altri più prossimi si trovavano al muro per cui erano entrati i Romani, armati o no che si fossero, ugualmente tutti fuggivansi. Tanto più il Ligure allora co' suoi gl'incalzava, e rompevali, e calpestavali, feriti od uccisi addietro lasciandoseli; di gloria soltanto, e non di preda assetato, a gara correndo con i compagni verso il muro assalito, per farvisi veder vincitori dai loro. Così la Fortuna emendò la temerità di Mario; il quale da un errore gloria ritrasse.
     
     
      XCV.
     
      Frattanto Lucio Silla Questore, con molta cavalleria raccolta dai Latini ed alleati, raggiunse il Console, che a tal effetto lo avea lasciato in Roma. Ma il nome di cotant'uomo a brevemente descriverne l'indole e gli andamenti mi sforza: non essendo io per parlarne altrove; e nei di lui fatti, da Lucio Sisenna sovra ogni altro scrittore con elegante diligenza narrati, null'altro desiderandovi io che nel narratore maggior libertà. Fu Silla di stirpe patrizia, ma di famiglia oramai affatto ignorata, per l'incapacità de' suoi avi. Eruditissimo egli del pari nelle Greche lettere che nelle Latine; di alto animo; avido di piaceri, ma di gloria più avido; signoreggiato nell'ozio dal lusso, da cui neppure gli affari lo dipartivano totalmente: e ben avrebb'egli potuto interromperlo almeno, nell'agonia della di lui repudiata consorte Metella. Del rimanente era Silla, e facondo, ed astuto; facile cogli amici; nei simulati raggiri sagacemente sublime; di molte cose, e massime de' danari, larghissimo.


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C. Crispo Sallustio tradotto da Vittorio Alfieri
di Gaius Sallustius Crispus
1807 pagine 161

   





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