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      Mario, quasichè non avesse egli preposto a nulla nessuno, ogni cosa da se stesso osservava; in ogni luogo trovavasi; giustamente laudando, o riprendendo ciascuno. Armato egli sempre e pronto a combattere, a fare il medesimo costringeva in tal guisa i soldati. Ogni notte, come se andasse al nemico, trincerava il campo, sentinelle agl'ingressi posava di legionarie coorti, e di cavalli ausiliarj all'innanzi: altre ne distribuiva su i terrapieni delle trincee; e tutte poi visitando le andava in persona; non tanto per tenerle a dovere, quanto, per pareggiare ai soldati se stesso, e così la fatica accomunata col lor capitano rendere ad essi men grave. Mario avea sempre contenuto il suo esercito, più col proprio esempio che non coi gastighi: cosa, che molti ad ambizione gli ascrissero; altri, all'aver egli sin dagli anni più teneri sommamente gradita la dura vita e quello stentar d'ogni cosa, che chiamasi da molti, miseria. Ma il vero, in somma, si è; che Mario gloriosamente governò con l'esempio, quant'altri con il severo comando.
     
     
      CI.
     
      Quattre giornate avean già progredito i Romani, ed omai a Cirta vicini, allorchè gli esploratori loro prestamente addietro tornando, manifestarono appressarsi il nemico. E quanti da quante parti tornavano, tutti affermando lo stesso; Mario, incerto del come schierarsi, pensò finalmente di nulla rimuovere dall'ordine quadrato, e di aspettare in tal guisa i Numidi. Dal che rimase deluso Giugurta, il quale, quadripartito il suo esercito, avea sperato che l'una delle quattro schiere sorprenderebbe i Romani alle spalle.


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C. Crispo Sallustio tradotto da Vittorio Alfieri
di Gaius Sallustius Crispus
1807 pagine 161

   





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