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      Ma, attorniato dalla cavalleria nemica, e a destra a sinistra cadendo i suoi tutti, rimasto vivo egli solo, ebbe l'ardire e la sorte di scamparsene illeso fra un nembo di dardi nemici. Mario frattanto, posti in fuga i cavalli Numidi, accorre a difender la coda, udendola investita e mal ferma. Rotti già da ogni parte fuggivano i barbari, o cadevano. Orribile allora l'aspetto del piano: fuggitivi, e inseguenti; afferrati, ed uccisi; squarciati cavalli, e calpesti soldati: molti d'essi, dalle immani ferite, e di fuggire incapaci e di stare; or a stento rialzantisi, e ricadenti tosto: per quanto, in somma, errasse l'occhio dattorno, tutto era frecce il terreno, ed armi, e cadaveri; ed i vuoti intervalli, di sangue eran laghi.
     
     
      CII.
     
      Mario, dopo la non dubbia vittoria perviene in Cirta, dove già dirigevasi. Quivi, cinque dì dopo la rinnovata sconfitta, Bocco per ambasciatori il richiedeva d'inviargli segretamente due de' più fidi che Mario s'avesse, co' quali potrebbe egli Bocco trattare dei loro reciproci affari. Destinati a ciò Lucio Silla ed Aulo Manlio, immediatamente il Console li spedisce. E benchè richiesti da Bocco stesso, vollero nondimeno essi primi perorare per inclinarlo alla pace, se avverso; o confermarvelo, ove pur la bramasse. Silla perciò, alla di cui eloquenza Manlio, benchè più attempato, volle dar loco, brevemente parlavagli nei seguenti detti. "Lieti oltremodo noi ringraziamo, o Re Bocco, gli Dei, che nell'egregio tuo animo fecero al fin prevalere il desiderio della pace: e non permisero, che tu la tua ottima causa guastassi, accomunandola con la pessima di Giugurta.


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C. Crispo Sallustio tradotto da Vittorio Alfieri
di Gaius Sallustius Crispus
1807 pagine 161

   





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