Essendosi così guadagnati Silla, da lui seppero come a Mario e come al Senato favellar poi dovessero: ma circa quaranta giorni si stettero ad aspettare il Console nel campo.
CIV.
Mario, dall'impresa della rocca tornato in Cirta, e saputavi la venuta degli ambasciatori di Bocco, chiama a consiglio Lucio Bellieno Pretore in Utica, i Senatori sparsi per tutta la Romana provincia, e Silla coi cinque Legati. Esaminaronsi quivi le istruzioni date loro dal Re, con l'arbitrio d'andarne essi in Roma, e di domandar tregua frattanto al Console. A Silla, ed ai più, non dispiacea la proposta: alcuni pochi tenevano pel rigore, mal esperti della instabilità delle cose umane, che di prospere facilmente avverse divengono. Si accordò nondimeno ai Mauri ogni cosa. Tre di essi partirono per Roma con Gneo Ottavio Rufone, tesorier dell'esercito; due ritornarono al Re per informarlo di tutto, e massimamente della cortese accoglienza di Silla. Giunti in Roma quegli altri, discolparono in Senato il Re Bocco, come sedotto dallo scellerato Giugurta: e sollecitando essi l'amicizia e alleanza di Roma, fu loro risposto nelle seguenti parole. "Il Senato e Popolo Romano sogliono rammentarsi e dei benefizj e delle ingiurie ugualmente. Ma, poichè a Bocco duole del fatto, se gli fa grazia d'ogni suo fallo, per ora. Alleato ed amico lo chiamerà Roma poi, quand'egli l'avrà meritato."
CV.
Avutane Bocco notizia, scrisse a Mario, chiedendogli Silla con pieno potere di terminare ogni cosa. Spediglielo Mario, e con esso, una banda di cavalli e di fanti, alcuni frombolieri Baleari, altri arcieri, ed inoltre una coorte Peligna leggermente armata per essere più spiccia, ma non però meno atta a resistere ai dardi nemici.
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