Fatto a se finalmente Silla venire, risolvesi Bocco di compiacerlo, e cogliere alla rete Giugurta. Al raggiornar per l'appunto, riferito gli viene, che il Re Numida si appressa: onde il Mauro, accompagnato da Silla, e da pochi de' suoi, quasichè ad onorare Giugurta, s'inoltra incontrandolo fin presso ad un monticello, donde i sicarj, da lui già posti in aguato, ravvisarlo potessero. Giungendo il Numida con alcuni suoi intimi, inerme a tenor del patto, a quel luogo; repentinamente, ad un cenno, da ogni parte i sicarj lo assalgono. Trucidati son tutti, eccetto Giugurta; che, consegnato a Silla in catene, condotto ne vien subito a Mario.
CXIV.
I Romani, sotto Quinto Cepione, e Marco Manlio, avevano in que' tempi stessi non prosperamente combattuto coi Galli: onde l'Italia tutta, per quell'avuta sconfitta, tremava. La Roma d'allora, come pur la presente, benchè nulla riputasse malagevole al valore de' suoi, co' Galli(1) nondimeno, più per la propria sicurtà combatteva, che non per la semplice gloria. Terminata dunque in tal guisa la guerra Numidica, ed udendosi in Roma, che Giugurta veniva tratto in catene; Mario, benchè assente, rieletto era Console, e la Gallia assegnatagli, Tornato egli d'Affrica, gloriosissimamente trionfò poi come Console, nel cominciare del susseguente anno. E già fin d'allora, in lui la speranza fondavasi, e la potenza, di Roma.
NOTA:
(1) Co' Galli: Mario combattea poi e disfacea i Cimbri: onde crederei che Sallustio nel dir Galli volesse dire piuttosto Germani, ed altri barbari settentrionali: perchè questa terribilità dei Galli non quadra colla storia de' Romani, che per quattrocento e più anni continuamente gli sconfissero, e bracati e togati, e di ogni specie ch'ei fossero.
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