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      Et ancora, Principe Serenissimo, quando da le fatiche publiche harai alquanto di ocio, leggendola, son certo, troverai cose degne di memoria et varie et fortasse a molti incognite, che sarà di summo contento a Tua Sublimità et a questo mio gloriosissimo Senato, et molto gratissime a quelli leggeranno et hanno piacer de historie et sapere li facti in Italia seguìti, opera di grande utilità, maxime a quelli che partengon salire al governo publico. Et benché ne sia molti che tal gallica historia habbi descripto sì in latino, come Marco Antonio Sabellico, huomo litteratissimo et veterano in tal cose, et altri nel sermon materno, et questi o con più alto stile o con nova forma haranno formato loro scritture: ma io non curando di altro che di la verità, ho fatto questa, vulgari sermone, [37] acciò tutti, dotti et indotti, la possino leggere et intendere, perché molto meglio è faticharsi per l’università che per rari et pochi. I quali, anchora che buona fusse, son certissimo si latina l’havessi descripta, mi harebbeno biasemato; et ben che si havesse potuto respondere quello che alli detractori di questa li dico per mia excusatione: mala sunt, sed tu non meliora facis, secondo il ditto di Marciale poeta. Adonca con jocunda faza receverai il piccol dono dil patricio tuo, el qual, tal qual è, lo dono, dedico et mando a Tua Sublimità, alla qual quanto più posso iterum atque iterum me commendo. Vale, valeatque Excelsitudo Tua, ut opto.
      Ex urbe veneta, in aedibus habitationis, anno MCCCCLXXXXV, ultimo Decembris».


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I Diarii
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia
1898 pagine 165

   





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