Quest’opera del Sanuto non deve però stimarsi meno preziosa delle altre, nelle quali gli studiosi riconobbero un inesausta miniera di notizie per ogni parte raccolte e di ogni natura. In essa ve ne sono a dovizia, sebbene poco ordinate, e con interpolazioni di documenti e di cose anche estranee al racconto, il quale procede interrotto, ma è, malgrado i suoi difetti, più largo e istruttivo di ogni altra narrazione contemporanea della calata in Italia di Carlo VIII.
Soltanto ai nostri giorni venne conosciuta quest’opera, il cui manoscritto erasi perduto, ed avea invece mirabilmente servito ad uno dei più famosi plagi che si conoscano, essendo stato pubblicato da altri e sotto il proprio nome, poco dopo la morte di Marino Sanuto.
L’originale manoscritto del Sanuto però non si è ancora trovato. Un esemplare apografo, custodito nella Biblioteca Nazionale di Parigi(76), è finora il solo testo che si conosca, perché quel Commentario anonimo che il Muratori pubblicò nel Rerum Italicarum(77) col titolo De bello gallico attribuendolo al Sanuto, sulla fede forse delle lodi e dei riferimenti di Aldo Manuzio e del Foresti, è opera invece del diarista Girolamo Priuli(78).
Come abbiamo detto, quest’opera del Sanuto, ancora nel cinquecento, fu sfruttata da uno scrittore plagiario, Marco Guazzo, il quale, dieci anni dopo la morte del Sanuto, cioè nel 1546, poteva impunemente chiedere ed ottenere dal veneto Senato il privilegio per la stampa di un’opera «frutto di lunghe fatiche sue e vigilie» col titolo: Historie di Messer Marco Guazzo ove si contengono la venuta et partita d’Italia di Carlo VIII re di Francia ecc.
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I Diarii
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia 1898
pagine 165 |
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