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      Il Collegio detto dei Savj, perché i chiamati a formarne parte venivano scelti fra i migliori e più sapienti, era costituito di sei Savj del Consiglio, cinque di Terraferma e cinque agli Ordini. I primi provvedevano ai pubblici ufficj, i secondi alle facende di guerra e di pace nella terraferma, i terzi alla esecuzione degli ordini del governo. Ogni savio durava in carica sei mesi, ma poteva essere rieletto.
      In questo ufficio di savio agli Ordini, dopo la prima nomina dall’ottobre 1498 al marzo 1499, fu riconfermato dal 1 di aprile a 30 settembre 1499 e poi rieletto il 1 aprile 1500 e riconfermato il 1 ottobre, per cui a tutto marzo 1501 ebbe quattro elezioni che lo tennero in carica due anni(122).
      Durante questo periodo ebbe molte occasioni di far valere la sua voce pel pubblico bene e di promuovere utili deliberazioni, specialmente l’aumento delle forze navali della Repubblica che era in lotta coi turchi.
      Di tutto tenne nota nei suoi Diarii, mostrando singolare compiacenza quando riusciva a far trionfare la sua opinione(123), e non senza amarezza quando parevagli avversata una sua proposta, non da buone ragioni ma da antipatia verso il proponente(124).
      Parlò per la prima volta in Pregadi il 14 dicembre 1498, intorno al corpo [47] di stradiotti che si voleva mandare a Corfù(125). Era sempre la mattina fra i primi ad entrare nel Collegio(126), si occupava di tutto con studio indefesso e con grande amore, di ogni cosa prendendo annotazione pei suoi Diarii.
      Nel settembre del 1499 fu deputato ad incontrare e ricevere in Malamocco il cardinale legato Giovanni Borgia nipote di Alessandro VI e accompagnarlo all’abitazione destinatagli nella casa del marchese di Ferrara, che fu poi il Fondaco dei Turchi ed ora è il Civico Museo(127). Nei Diarii troviamo una bellissima descrizione dell’incontro, guastato da una pioggia dirottissima, e del soggiorno a Venezia del cardinale; e poiché il Sanuto teneva nota di tutto vi troviamo anche un’aspra critica del cardinale, ma più del suo seguito, perché nella casa del marchese dove dimorò «fo rubato per li soi spagnoli do tapedi et lenzuoli, di quelli di la Signoria nostra»(128).


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I Diarii
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia
1898 pagine 165

   





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