Questo suo proponimento di non pensare ai pubblici impieghi, anzi di non scrivere più(149) pare fosse anche causato dalla sua intenzione di prendere moglie.
[50] E di fatto il 15 febbraio del 1505 a ore 18 di mattina, Marino Sanuto diede la mano di sposo a Cecilia figlia di Costantino Priuli e vedova di Girolamo Barbarigo, che gli portò in dote 5500 ducati(150). Il Sanuto avea allora trentanove anni e la sposa ne avea quattro di meno. Insieme alla sposa condusse in casa la figlia Elena da essa avuta col primo marito Barbarigo(151).
Un mese dopo, ai 29 di marzo il Sanuto registrava nei suoi Diarii che «da poi disnar fici il mio parentado et diti la man publice a mia mojer Cecilia di Priuli»(152). Pare che la festa nuziale non sia stata sfarzosa, forse trattandosi di una vedova, perché niente altro scrisse nei Diarii, dove invece molto si estende a narrare i conviti e le feste delle nozze cospicue che avvenivano ai suoi giorni.
Questo matrimonio cagionò qualche dispiacere domestico nella famiglia del Sanuto, che portò alla divisione, fra Marino e suo fratello Leonardo ed altri parenti, del palazzo Sanuto a S. Giacomo dell’Orio(153).
Il palazzo era formato di tre case unite. La principale e più antica colla fronte sulla via larga, detta allora salizzada del marchese di Ferrara ed ora del Fondaco dei Turchi(154); e le altre due, unite, colle fronti in linea sulla fondamenta allora detta del marchese di Ferrara e poi del Miglio(155). Il disegno qui posto, mostra la topografia dello stabile, che confinava poi a sud colla stretta [51] calle che dalla fondamenta mette alla salizzada, ed a nord con altra viuzza detta calle del Megio (156).
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I Diarii
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia 1898
pagine 165 |
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