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      [64] Aveva dianzi perorato, nel Maggior Consiglio, la causa di Lorenzo Loredan figlio del doge, affinché fosse nominato procuratore di S. Marco, facendo correggere la parte che avrebbe impedito questa nomina vivente il doge, precisamente per riguardo alla generosa offerta che il Loredano avea fatta di quattordici mila ducati d’oro, [65] portandone dodici mila in Gran Consiglio contati; ma però coerente a quanto più volte avea sostenuto, attaccò, il 16 settembre del 1516, in Pregadi, il capo della Quarantia perché quasi poneva all’asta le cariche pubbliche, ripetendo doversi bensì favorire chi offeriva le sue ricchezze alla patria, ma non mettere l’offerta come solo titolo [66] e condizione di nomina, anzi, malgrado di essa, doversi escludere chi non potesse degnamente sostenere l’ufficio cui aspirava; essere vergogna il poter dirsi che Venezia vende gli offici al maggiore offerente.
      Parimenti, quasi in ogni seduta dei Pregadi, egli prendeva la parola per [67] sostenere o combattere qualche proposta, registrando poi, ingenuamente nei suoi Diari la propria sodisfazione quando riusciva a far trionfare la sua opinione, ma con altrettanta sincerità e modestia, nel caso contrario, notando: «et fo mala opinion la mia».
      Verso la fine dell’anno 1516, e precisamente il 18 di dicembre, toccò al nostro Sanuto una ben triste avventura. Fu, sulla pubblica via, in campo a S. [68] Cassiano, arrestato per un debito che aveva verso il patrizio Giovanni Soranzo, e fu condotto in carcere dove fu trattenuto tutta la notte.


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I Diarii
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia
1898 pagine 165

   





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