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      Proposto ancora il 26 agosto del 1518 a savio di Terraferma non riuscì(241); riproposto il 29 pur cadde(242); proposto il 12 settembre censore, ancora non riuscì(243) «il Consejo non mi vulse far, le stelle non vulse»(244); dieci giorni dopo, in una nuova votazione, non passò(245) e con amarezza dice: «per mio merito difaticharmi a scrivere Res gestas venetiarum, et cussì va la ingratitudine mi vien usata»(246).
      E per passare la malinconia si ritirò come al solito nel castello di Sanguinetto fra gli amati suoi parenti Venier e vi stette 22 giorni(247). Qui, fra gli altri conforti, ricevette questo sonetto di Girolamo Querini che, da lui trascritto, trovasi fra i suoi codici nella Marciana(248).
      [72] M.co Marino Sanuto Leonardi filio Hieronimus Quirinus salutem.
      «Spirto gentil: che in questa nostra etadeCome un bel fior sei tra pungenti spine:
      Pur con mille alme elette et peregrineFiorirai sempre al verno et alla stade.
      Se ti vinse d’altrui unqua pietadeMira gli torti espressi et le ruine
      Di chi siegue virtude et a qual fineTende suoi lazi a tanta crudeltade:
      So che dirai che il bon Catone a Roma
      Piacque a li boni et non fu consul maiEt sol per libertà si diede morte.
      Giovene tu di me non piagneraiDi te stesso si ben: ch’io in bianca chioma
      Piango sol la mia patria et la sua sorte».
      Ma perché il Sanuto godeva così poca simpatia tra i suoi colleghi? Egli era avversato dai suoi stessi parenti, forse per ragioni d’interesse, e lo era parimenti da tutti coloro cui una superiorità qualunque è mortificazione ed offesa.


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I Diarii
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia
1898 pagine 165

   





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