Un’altra arringa egli fece nell’aprile del 1518(251) in Maggior Consiglio sulla nomina degli Avogadori, al cui posto egli aspirava, ma fu nobile e corretto nel suo discorso, vinse il partito e fu da tutti lodato «adeo poi Consejo fui abraziato come se fussi romaso in qualche degno magistrato, dicendomi, il forzo: ti faremo Avogador, tu el meriti grandemente et l’hai vadagnato — che prego Idio fazi qual sia per lo meglio».
Finalmente il 20 di settembre successivo, dopo altro lodatissimo discorso sul sistema delle votazioni, si meritò la rielezione nella Giunta dei Pregadi(252). L’ingenuità del suo carattere sensibile, facile ad adombrarsi di ogni insuccesso e a compiacersi esageratamente di ogni favore, gli fece scrivere nei suoi Diarii: «Io Marin Sanuto q. Leonardo, fo di Pregadi, intrai di largo per gratia di quel excellentissimo Consejo, et con tanta gloria et honor, ch’è assai anni non intrò alcun di Zonta più favorido de mi, et senza titolo si pol dir, perché el titolo de Pregadi fo per danari; et questo per la renga feci domenega, qual piaque al Consejo, dil qual in eterno son servitor, et tegno esser pagato di ogni faticha mia, perché con tanto honor mi hanno aggregato al Senato excellentissimo»(253). Entrò in Collegio il 2 ottobre, e «prego Dio» scrive «mi inspiri a far ogni bona operation per la mia Patria»(254). Vi rimase un anno, e con compiacenza notò nei Diarii tutte le volte che prese la parola e con maggior soddisfazione quando vinse il partito. Non lo seguiremo nell’arida enumerazione(255). Di due sole arringhe faremo cenno, perché più delle altre dimostrano la sua cura per l’osservanza [74] delle leggi, la sua politica rispetto alla Turchia, e il suo grande amore per la patria.
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I Diarii
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia 1898
pagine 165 |
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