Quando gli spagnuoli occuparono Brescia dal 1513 al 1516, ebbero, dai mercanti di quella città, panni per il valore di due mila ducati, e non li pagarono. Il podestà Giovanni Badoer sentenziò a favore di quei mercanti, volendo che la comunità di Brescia li indennizzasse del danno patito. La comunità si appellò ai Savi i quali proposero che la sentenza venisse revocata. Marino Sanuto salì alla tribuna per opporsi alla massima di revocare una sentenza, senza il voto degli Avogadori e senza prima udire la parte interessata. «La terra, disse, è ordinata, i Savj non possono tagliare la sentenza di un Rettore, non si deve mettere la questione politica se i mercanti bresciani siano guelfi o ghibellini, né introdurre un sistema che non è di ben costituita Repubblica»(256). Prevalse però il partito di annullare la sentenza, e il Sanuto, scrisse «che non fu giusto e che è contento di aver parlato contro»(257).
L’altra importante arringa riflette la politica verso il Turco, che egli non voleva disgustare, per non accrescere i mali della patria(258), concludendo «L’amor de la patria mi ha fato dir queste parole, perché non invigilo in altro che poter far ben a questa patria, sia o per volontà Divina o per istinto natural non val, non curando di altro, si ben dovessi morir povero, non ho fioli, ni altri, pur habbi la gratia di questo Stado mi basta; et sempre che vederò el mio dir poter aricordar cosa proficua a questo Stado lo farò senza alcun rispetto»(259).
Nel 30 settembre del 1519 compì il termine della seconda elezione a senatore, sperava di essere rieletto per la terza volta, non lo fu(260) e se ne dolse: «Et questo è stà per rimeritarme di le fatiche aute quest’anno in Pregadi, etiam per le fatiche fazzo di scriver queste occorentie»(261). Né gli mancarono dispiaceri anche in quell’anno, perché nelle stanze dell’Avogaria fu pubblicamente insultato per futili motivi da Leonardo Giustinian: «tacqui, scrive, per essere conosciuta la condizione sua et fui laudato»(262); e poi perché, proposto all’ufficio di Avogador di comun, tanto da lui agognato «per l’età, per il grado et per haver già havute 700 ballotte»(263), non riuscì.
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I Diarii
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia 1898
pagine 165 |
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