Un mese dopo, riproposto senatore nei Pregadi non riuscì «et questo fo per il mio merito di la faticha di la mia historia et di l’amor porto a la mia patria»(267).
Per prendersi un po’ di sollievo, andò insieme ai nipoti Venier in Aquileja, le feste di Pasqua di quell’anno 1520. Vi andò per mare in 24 ore(268) «con bonazza grandissima». Nei Diarii descrive le rovine di quell’antica città, dice che è disabitata per malaria e che solo nella settimana santa vi accorrono circa cento mila persone, italiani, ungheri, tedeschi e slavi, e vi si fa una grande fiera di cavalli. «Si vende il pesce a 6 soldi la lira et da per tutto si fa hostaria»(269).
Poco dopo il suo ritorno a Venezia, fu riproposto dei Pregadi ma non riuscì(270). Ne attribuì la cagione alla assenza di più di trecento gentiluomini, fra i [76] più giovani, che non si recarono al Consiglio, perché invitati alle feste di ballo, giostre, corse ecc. che in quel giorno si facevano a Carpenedo presso Mestre, per le nozze di sier Alvise Michiel. «Et questo fo a mio danno, che persi assai ballote di questi, che se fossero stati, romaniva di Pregadi, perché ho le ballote di zoveni, ma la mia fortuna contraria non volse»(271).
Ma a dì 30 di settembre dello stesso anno 1520, presenti nel Maggior Consiglio 1155 patrizi votanti, fu rieletto della Giunta dei Pregadi con voti 681 favorevoli contro 465 contrarii e 9 astensioni(272). E ne fu assai lieto, perché così con più facilità «potrò far nota nei Diarii de ogni occorrentia ch’è seguita non solamente ne la città nostra et Italia, ma etiam per tuto el mondo, secondo li avisi che per jornata se intenderà»(273).
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I Diarii
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia 1898
pagine 165 |
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