Ritornato in Pregadi, subito combatté la parte di nominare un membro di più nella Giunta, e si compiacque di aver ottenuto la osservanza della legge, con grande onor suo e vergogna di chi se n’era fatto proponente(274); poi si oppose alla proposta di crear nuovi impieghi, che a lui parevano inutili, «perché richiesti solo da chi vuol avere 10 ducati al mese, non far nulla et andar in manegge ducal»(275); ed a quella di vendere per danari «che non si sa poi dove vadano» affidamenti di posti dopo la morte di chi attualmente li occupa(276).
Avverso di tutte le innovazioni, che sempre non sono miglioramenti, ma premuroso degli interessi della patria, temendo, assai più di molti suoi colleghi, le conseguenze della scoperta del nuovo mondo e del giro del continente africano(277) si oppose energicamente alla proposta che erasi fatta di non mandar più le mute delle galere del traffico a Lisbona, «et la feci respingere con grandissimo mio honor»(278).
Morto in quei giorni(279) il doge Leonardo Loredan, il quale portava al Sanuto moltissimo affetto, e più volte lo aveva pubblicamente lodato, fu dopo soli 15 giorni di interregno eletto a doge(280) Antonio Grimani da santa Maria Formosa, in età d’anni 87. Era quel Grimani, che perduta come capitano generale nel [77] 1499 la battaglia navale al Zonchio fu tradotto a Venezia in ferri, bandito e poi richiamato ed eletto procuratore di S. Marco; «qual per esser mio parente(281) et amato da Sua Serenità, mi fece grandissime accoglientie, basandomi per la galta quattro volte, et io li basai la man, lacrimando de dolcezza»(282).
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I Diarii
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia 1898
pagine 165 |
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