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      Et per questo non vulsi questi cinque mesi passati(303), restar di scrivere la mia cotidiana ephemeride per non lassar la principiata historia, et se mai fu tempo di continuar si è al presente».
      E più oltre(304): «... poiché el compito mio è restato per far anchora qualche bona operation in questo secolo, a honor de la Eterna Maestà, exaltation dil Stato Veneto, che non posso far di mancho di non farlo, essendo nato in questa Patria, per la quale mille volte voria morir, se l’achadesse, per beneficio suo, ancora che sia stà travagliato, batuto et maltractato ne li Consegli nostri, l’anno passato cazato di la Zonta dove do anni avanti era rimasto; nel qual Senato quando mi ritrovava sempre con le renge mie aiutava la Patria, con atention di senatori, con honor de le mie opinion et aricordi, ancora fossero contro il Collegio. Et questo è stato la invidia che mi ha nociuto: che si muto fossi stato con plauder questo et quello, come si fa al presente; lassar passar parte a danno di la mia carissima patria; far contra le leze, ch’è quelle che mantien la monarchia di le cittade in piedi, licet non fussi Avogador a chi è commesso expresse di quelle, saria stà el contrario; ma vedendo loro taser, mordendomi la coscientia a dover parlar, poi che Iddio mi ha concesso bona loquela, grande memoria et cognition di le cose per aver quelle descripte za tanti anni et visti i libri tutti di la Canzelaria nostra, mi pareva offender mi medesimo si non diceva l’opinion mia in le materie si trattava.


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I Diarii
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia
1898 pagine 165

   





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