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      Che siano deputati certi officij di Rialto andar contra e acompagnar signori e ambasciatori, insieme con i cavalieri e li doctori sarano invitati.
      Ch’el sia levà la bolla a pagar, di bolar letere, excepto alcune cosse pagi la canzelaria.
      Ch’el si conzi il Collegio di le biave, siché li deputati habino causa di vegnir.
      Che si fazi 100 nobili armigeri de la compagnia di s. Marco».
     
      Ritornò finalmente, il Sanuto alla vita pubblica, il 17 ottobre 1525 come membro della Giunta «Et cussì piacendo a Dio entrarò a Pregadi, che già da 5 anni non sono stato, prego Dio mi doni gratia che le mie operation in dito Senato sian a benefitio di la patria mia»(316).
      Parlò la prima volta in Pregadi sopra le istruzioni che si doveano dare agli oratori in Francia per congratularsi della liberazione del re che era stato prigioniero di Carlo V(317), poi sul modo più conveniente di fare una comunicazione all’oratore cesareo «et fo con grandissimo mio honor, che feci far cosa al Collegio, che raro vel nunquam suol far, di conzar la parte al voler de chi li contradixe»(318).
      Fece togliere nelle lettere di congratulazione, all’Imperatore, per la pace conclusa col re di Francia, alcune frasi che potevano essere sgradite al Turco. Ed è [86] curioso che appena egli dimostrò di voler parlare, gli stessi Savi annullarono quelle parole, «unde fo laudato de tuto el Conseio el mio modo, che senza andar in renga havessi ottenuto»(319).
      Volle si mandassero in Francia non uno ma due oratori e in forma solenne per congratularsi con quel re della liberazione ottenuta e della pace fatta, come si usava coi maggiori potentati e particolarmente con quelli che si volevano tenere amici.


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I Diarii
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia
1898 pagine 165

   





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