Ne era autore Giovanni Ortica. «Fo bella et ben recitada; la scena adornata: el tempio di Marte qual si serrò, el tempio de la Pace qual si aperse»(349).
Nel febbrajo del 1529 gli era morta la sorella Maria moglie di Zaccaria Dolfin(350), e l’anno appresso gli morì la cognata moglie di suo fratello Alvise(351), e nel 1531 perdette il fratello Antonio che fu capo del Consiglio dei X(352). Per la qual morte scrive «io rimasi il più vecchio di cà Sanuto, di dodici era più vechi de mi; vivi, dei quali nove morseno con titolo di Pregadi in suso: io resto d’anni 65 in 66. È più zoveni de mi, vivi, che son a Consejo, 14, et prego Dio viva longamente et a la fin me dia vita eterna»(353).
In quello stesso anno 1530 ai 9 di maggio ebbe una consolazione e così la registra nei Diarii: «In questo zorno, a eterna memoria noto, maridai mia fiola natural Candiana in Zuan Morello fo di Lorenzo. Che Dio li doni bona [90] ventura(354). Si sposò nella chiesa della Trinità, poi a casa fece un bel pasto, et la sera andò a marito»(355). Pare che il nostro Sanuto non prendesse parte a questa festa famigliare, perché tormentato da una malattia che lo tenne anche lontano dal Maggior Consiglio nei mesi di aprile e di maggio.
Né sentiva troppo piacere a frequentare il Consiglio, perché dall’ultima sua uscita dal Senato nel 1526 fu bensì proposto a varie cariche ma non riuscì mai eletto. Lunga sarebbe la enumerazione delle votazioni alle quali andò soggetto il suo nome nel Maggior Consiglio e nei Pregadi, e, contro sua voglia, nel più dei casi.
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I Diarii
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia 1898
pagine 165 |
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