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      Era stato anche in elezione pel Consiglio dei X, il 1 dicembre 1527, ma riuscì invece suo fratello Antonio(374).
      Ma non poté tralasciare la sua diletta e faticosa abitudine di dettare la cronaca, e, malgrado le sofferte delusioni, continuò a scrivere i Diarii fino a che ebbe forza di farlo, cioè fino quasi all’ultimo della sua vita.
      Intanto non gli mancarono nuove delusioni. Fallì in una prima elezione il 22 gennaio 1530(375). Fu in concorrenza al Pregadi il 30 settembre con altro Marino Sanuto di Francesco già savio di Terraferma: «Io ebbi», scrive, «500 voti in circa et lui solo 52 et cazete, et meritò, per non haver voluto lasciarmi il posto, che sarei riuscito. Li zoveni mi voleva mi, et li vecchi l’altro, et tutti doi cazessemo»(376). L’11 novembre fu in elezione per la seconda volta e cadde(377); fallì anche la terza il 4 dicembre(378). Non volle esser proposto savio sopra le Vittuarie(379). Proposto contro la sua volontà savio a Terraferma, non riuscì. «Io era ammalato, stato malissimo, et Dio perdoni a chi mi tolse»(380).
      Era ancora ammalato nel maggio, quando lo riproposero del Pregadi e non riuscì(381).
      [92] Nell’agosto vennero eletti sei di Pregadi: «Io fui primo ballottato, et mi feno cazer per meritarmi di le fatiche io fazo»(382). Anche il 30 settembre non riuscì della Giunta: «et cussì fanno le Republiche»(383) e «sempre per le grandi pregierìe si fanno»(384).
      Finalmente ai 21 di gennaio del 1532 «mi tocò patron a l’Arsenal, cambiai et avi Zonta et rimasi»(385). Entrò quindi nella Giunta del Pregadi, con voti 858 sopra 1463 votanti(386).


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I Diarii
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia
1898 pagine 165

   





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