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      Questa sovvenzione, ottenuta negli ultimi anni della sua vita(420), fu di qualche sollievo al nostro Sanuto, il quale come abbiamo veduto, fin dalla giovinezza sentì il disastro economico della famiglia, e si ridusse in povere condizioni, per avere trascurato ogni suo privato affare e interesse nel servire, in uffici non retribuiti, la patria, e per aver consumato il suo poco peculio nell’acquisto di libri e il tempo a scrivere le istorie. Egli stesso, come abbiamo veduto(421), confessava ingenuamente di essere diventato vecchio, infermo e povero, «et più che povero per non haver alchuna entrata; et è più di anni trenta che nulla ho vadagnato in ufficj, et lasciato di fare li fatti mei et atteso solo a scrivere. Et se non fosse qualche mio parente che mi ajuta al vivere, non avrei potuto sostentare la mia vita».
      Così nel 1534, quando si dibatteva la causa del Monferrato tra il duca di Mantova e quel di Savoja, richieste a Venezia notizie e documenti per confortar le ragioni dei Gonzaga, a mezzo dell’ambasciatore residente Benedetto Agnello, questi scriveva al duca in data del 28 maggio: «Missier Marino Sanuto s’è excusato meco, non haveva potuto cercar ne le sue Croniche, per darmi lume de quanto si desidera, per essere il povero gentilhuomo molto indisposto»(422).
      Stanco, sfiduciato, ammalato, continuò a scrivere i Diarii che erano divenuti il solo scopo, il solo conforto della sua vita, ma alla fine di settembre del 1533 fu costretto ad interromperli; ed aggravatosi il male egli non poté più riprendere il lavoro negli ultimi due anni che gli rimasero di vita.


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I Diarii
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia
1898 pagine 165

   





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