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      Adonque l’ajuto de’ venetiani el fu necessario. Pertanto volendo farne qualche memoria, quivi, lasciato ogni altro ordine dil comporre, sarà descripto tutte le nove verissime venute. Et succinte, comenziando nel primo dil mexe di zenaro 1495, al costume nostro veneto, (cioè 1496) perfino che si vedrà la quiete de Italia, a Dio piacendo anderò descrivendo: prometendo a li lectori, in altro tempo; havendo più ocio, in altra forma di parlare questo libro da mi sarà redutto; ma quivi per giornata farò mentione de quelo se intenderà, comenciando da Alexandro pontifice romano sesto».
     
      Con queste parole incomincia e dà ragione della grande sua opera. Egli stesso [115] non prevedeva che sarebbe riuscita così voluminosa e così importante, perché sperava che le faccende d’Italia si accomodassero in pochi anni, né poteva immaginare la vastissima rete di avvenimenti che andarono succedendo nel principio del secolo XVI, e che mutarono si può dire la faccia all’Europa.
      E forse fu anche fortuna che egli non abbia avuto il tempo di ridurre come si proponeva i Diarii a forma letteraria di storia, perché il Sanuto, grande raccoglitore di notizie e di documenti, aveva già dato prova di non possedere quella virtù di assimilazione e quella potenza di sintesi che occorrono al vero storico, e d’altra parte privando i Diarii della ingenua e spontanea loro naturalezza, avrebbe potuto farci perdere gran parte delle notizie più importanti, e ottenebrare le altre fra l’aggiustatezza di frasi studiate.
      Ma più volte stanco per la fatica, disgustato dei suoi colleghi patrizi, che non lo rimeritavano dei suoi lavori e dei servizi resi alla patria, come egli sperava e sentiva, colpito da malattie, ed anche dolente di non essere stato nominato storiografo della repubblica e di non ricevere alcun compenso, mentre lo storiografo Navagero percepiva 200 ducati all’anno, nulla scrivendo, voleva por fine ai suoi Diarii, ma non ebbe mai il coraggio di effettuare questo suo divisamento.


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I Diarii
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia
1898 pagine 165

   





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