Imperocché anche nei Diarii, non altrimenti che nell’opera della Spedizione di Carlo VIII, gli epigrammi, le satire, e in generale le poesie politiche, fin una commedia recitata a Verona davanti all’ambasciatore imperiale Matteo Lang vescovo di Gurk, hanno il loro posto, e lo hanno a ragione. Né sono in essi soltanto registrate le notizie dei fatti politici, dai più strepitosi ai meno palesi, e sotto più aspetti secondo le diverse sorgenti da cui provenivano, sì ancora e in larga copia quelle che documentano la legislazione, l’economia politica, i commerci, l’arte, la letteratura, i costumi, tutte insomma le manifestazioni della vita intima di quell’età.
Quanta ricchezza di materiali per la storia, e s’intende, non pur di Venezia e dei suoi dominii, ma d’Italia e di tutto il mondo! E quanta, per l’indagatore del vero, preziosa varietà in essi di vedere, di apprezzare, di giudicare le persone e gli eventi! A Venezia giungevano da tutte parti dispacci, relazioni, avvisi, informazioni, dagli oratori presso le varie Corti, dai consolati istituiti in Asia e in Africa, dai grandi centri commerciali, che i suoi mercanti frequentavano, dai deputati speciali ai campi di guerra, dai rettori delle provincie, dai confidenti esploratori; talché molte cose sapevansi meglio a Venezia che nei paesi propri dove avvenivano, e meglio potevasi discernerle e giudicarle. E Venezia, in grazia dello speciale suo ordinamento, era l’unica città al mondo, nella quale un cittadino che apparteneva, come il Sanuto, all’aristocrazia dominante, potesse esser messo addentro agli occulti maneggi, esclusivamente riservati negli altri Stati alla conoscenza dei principi e de’ loro ministri.
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I Diarii
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia 1898
pagine 165 |
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